lunedì 1 giugno 2015

GAME OVER



Ieri si è conclusa la 38° e ultima giornata del campionato di Serie A 2014/2015, che ha visto trionfare per la quarta volta consecutiva la Juventus. Non sono neanche passate 24 ore che la AS Roma Calcio, piazzatasi seconda in classifica, ha indetto diverse conferenze stampa per commentare a caldo la stagione appena terminata. 


La Roma è più forte che mai.
Senza un centesimo della Lega, senza la Fiat a foraggiare le nostre casse e con i sistemi di potere Agnelli-Elkann-Marotta coalizzati a denigrarci, siamo lì, ad un passo dalla Juve, una squadra costruita con soldi della Lega e clientele.
Domani un esercito di nuovi ragazzi della primavera entrerà per la prima volta nella nostra rosa.
Continuiamo così!
Senza paura e a testa alta, sempre dalla parte dei tifosi.
Ora uno scudetto giallorosso è possibile.
(Rudi Garcia, allenatore della Roma).

Invece di ammettere la netta inferiorità nei confronti dei bianconeri, i quali hanno conquistato una vittoria ed un pareggio negli scontri diretti, Garcia si è lasciato andare a teorie complottiste dimostrandosi un cattivo perdente. Auguri a voi per la prossima stagione.


Dietro il nostro risultato c'è un'idea di campionato. Un campionato diverso da quello che ci hanno consegnato Conte e Allegri.
Un'idea di campionato che passa per un nuovo modo di concepire le tattiche in campo, con al centro la squadra e non più il singolo individuo.
Quando si pone la squadra al centro delle strategie di mercato, cambia la struttura della formazione. La Coppa Italia non è più una spesa, ma un investimento.
(Francesco Totti, capitano della Roma).

L’idea del numero 10 giallorosso è pienamente condivisibile: basta considerarmi come colui che da solo può risolvere una partita. Bisogna invece lavorare ad un progetto solido che possa far esprimere al meglio gli 11 in campo. Quello che invece non si capisce è il solito riferimento alla Juve. È un complimento agli ultimi due allenatori bianconeri che hanno di fatto dominato le ultime 4 stagioni o è una frecciatina ai presunti favori arbitrali che hanno fatto della Juventus la squadra più ladra d’Italia a detta loro?


La notizia è questa, siamo sempre la seconda squadra in Italia. Senza finanziamenti, senza inciuci e con i giornali contro. Queste sono prove tecniche di scudetto! A riveder la Lupa.
(James Pallotta, presidente della Roma).

L’attuale patron della società capitolina parte bene: riconosce la netta inferiorità nei confronti dell’avversario. Poi però le sue chiare origini italiche escono fuori ed è un lamento dietro l’altro. Per il quarto anno consecutivo la Roma proverà a vincere lo scudetto l’anno prossimo. Contenti loro…


Sebbene la classifica dica altro, la stagione 2014/2015 ha un vincitore: l’AS Roma Calcio, che conquista saldamente il profilo di seconda forza nel campionato di calcio italiano e quindi – in base allo schema tracciato dai sorteggi arbitrali (il famigerato Marcellum Nicchium) – si candida a essere l’antagonista della Juve (o meglio, di Allegri) nelle previste designazioni.
(Carmine Fotia, ex direttore del “Il Romanista”).

Questo è da considerarsi più un commento da tifoso che da giornalista oggettivo. Non si capisce come chi arrivi seconda possa considerarsi vincitrice, manca il nesso logico. Anche qui non mancano gli attacchi ai presunti favoritismi, con Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, come capro espiatorio. L’intero ragionamento non presenta né capo né coda.


Detto questo faccio ora una mia considerazione.
Qualunque sia la tua competizione, in qualsiasi ambito rientri il tuo lavoro, quando arrivi secondo l’unica cosa che dovresti fare è andare dai tuoi uomini e cercare di capire in cosa si è sbagliato, analizzare dove si potrebbe migliorare e studiare meglio il tuo avversario, in modo da non commettere più gli stessi errori. Se invece l’unica cosa che sai fare è parlare male di quello che sta sopra di te, significa che non hai fatto tesoro dei tuoi fallimenti e che probabilmente non hai le qualità per essere tu il vincitore. Sarai per sempre il primo dei perdenti.
Se poi, nonostante questo, vai in giro dicendo a tutti che hai vinto, probabilmente è perché sin dall’inizio il tuo obiettivo era arrivare secondo. E dentro di te era quello che speravi accadesse.

Le dichiarazioni sopra riportate, seppur non provenienti dall’ambiente giallorosso, non sono purtroppo frutto della mia fantasia. Sostituite Roma con M5S e campionato di calcio con elezioni 2015 e l’amara realtà apparirà ai vostri occhi. Un partito politico che non ha un’identità, che non ha la fame di vittorie che aveva promesso ai suoi esordi, ma che si accontenta di fare solo da opposizione lasciando il bastone del comando agli altri. Ma forse è proprio questo che speravano accadesse.





martedì 10 febbraio 2015

EURO O NON EURO, NON È QUESTO IL PROBLEMA




INTRODUZIONE

La storia e la vita ci hanno da sempre insegnato come, durante un periodo di crisi, ad emergere e a ricevere consenso e approvazione siano quegli individui che promettono, a loro dire, una soluzione rapida e di sicuro effetto a coloro che dalla crisi sono colpiti. Una ragazza che viene lasciata ha forti probabilità di cadere tra le grinfie di qualche dongiovanni per farsi consolare, rivelandosi poi quest’ultimo un bastardo senza cuore. Un ragazzino di 16 anni che vuole comprare l’ultimo modello di Iphone, potrebbe benissimo seguire la via dell’illegalità sotto suggerimento di tipi poco raccomandabili, scoprendo solo in seguito che quei soldi facili e sicuri potrebbero invece causargli molti problemi. Allo stesso modo, un popolo che sta attraversando un periodo di recessione, eleggerà a proprio paladino colui che garantisce di avere la soluzione in mano per tutti i loro problemi, senza però mai rendersi conto che quanto da lui detto è, nei fatti, irrealizzabile o quasi. Il trucco sta nel parlare parlare e ancora parlare, mettendo però dei paletti in modo da non assumersi mai la responsabilità delle conseguenze.

“Si ok, ti scopo a pecora nel parcheggio di Mc Donalds, che lo so che ti piace… ma te l’ho detto sin dall’inizio che non sono innamorato di te e che non voglio una cosa seria. Cazzi tuoi!”

“Si ok, io te lo avevo detto che a spacciare la mia roba nelle scuole tiravi su una barca di soldi, ma ti ho avvertito che lì la digos gira in borghese. Cazzi tuoi!”
“Si ok, io te lo avevo detto che se fossi entrato in parlamento avrei risolto tutti i problemi della nazione, ma finchè gli altri partiti non approvano le nostre proposte, abbiamo le mani legate… sono loro che decidono sempre e tu ti sei illuso per niente. Cazzi tuoi!”
Basta farsi quattro calcoli precisi all’inizio di tutto, capire sin da subito come si evolveranno le cose e disporre di un’ottima capacità persuasiva e il gioco è fatto. Di seguito andrò ad esporvi come una delle più grandi promesse fatte nelle ultime campagne elettorali da diversi partiti, sia in realtà una bufala di dimensioni colossali: uscire dall’euro per uscire dalla crisi.
Naturalmente quello che leggerete saranno solamente dei miei pensieri e considerazioni, correlati come di consueto dalle relative fonti. Se ciò vi provocherà ira o riflessioni su quanto siate stati idioti fino a questo momento, non è un problema mio. Cazzi vostri!

Uno degli argomenti politici di cui si sente parlare molto ultimamente (anche se di politico, per me, ha ben poco) è che l’Italia possa trovare giovamento da una suo eventuale abbandono dell’Euro tornando ad utilizzare la Lira come valuta nazionale. Molti poi sostengono che questa è l’unica, ma comunque la migliore, soluzione per uscire dalla crisi. Partendo dal presupposto che il concetto in sé “uscire dalla crisi” è un qualcosa di troppo astratto e generalistico e che al massimo esprime un’idea, la domanda da porsi sarebbe: è vero?
Molti risponderanno che si, è vero. L’Italia manderebbe a fanculo l’Euro, si sbarazzerebbe così della Germania imperialista e dei suoi dettami, tornerebbe a stampare la propria moneta dandosi autonomamente delle regole (la famosa sovranità monetaria) e da domani vacanze ai Caraibi anche per l’operaio. Ma è vero o no?
Nell’articolo che andrò ad esporre dividerò l’argomento in tre questioni riguardanti la suddetta materia:
1) è davvero possibile per l’Italia abbandonare l’Euro adottando al suo posto un’altra valuta?
2) quale iter dovrebbero adottare l’Italia e l’Europa per dare vita a questo cambio e con quali tempi?
3) quali sarebbero le conseguenze nel breve e lungo termine per l’Italia e la sua popolazione?

L’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea dice che “ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione.” http://91.74.184.36/videoplayer/qc3209190itc_002.pdf?ich_u_r_i=7f67d8d837942960111ad23482d914be&ich_s_t_a_r_t=0&ich_e_n_d=0&ich_k_e_y=1545028907751063462441&ich_t_y_p_e=1&ich_d_i_s_k_i_d=10&ich_u_n_i_t=1 (pagina 44) L’articolo in questione contempla solo una recessione dall’intera Unione e non solo dalla sua moneta. Per poter quindi abbandonare l’Euro l’Italia dovrebbe abbandonare l’Unione Europea nella sua interezza, rescindendo ogni trattato connesso e perdendo di fatto i benefici ed i vantaggi che ne conseguono. Ad esempio non potrebbe più ricevere finanziamenti da parte della stessa UE, come i 43 miliardi di euro stanziati tra il 2015 e il 2020 http://www.pmi.it/economia/finanziamenti/news/88684/fondi-ue-allitalia-43-miliardi-finanziamenti-europei.html, dovrebbe cominciare a pagare dazi sugli scambi commerciali con tutti gli altri paesi del’UE, non potendo più far parte dell’Unione doganale europea http://ec.europa.eu/taxation_customs/40customs/customs_general_info/about/index_it.htm e così via.
Per rispondere quindi al primo quesito, si, l’Italia può abbandonare l’Euro sostituendolo con altra valuta, ma questo cambio porterebbe degli enormi svantaggi.
Su questo primo punto potrebbero nascere molte obiezioni, chi vuole può lasciare un commento, ma l’obiezione principale sarebbe che “ci sono paesi come la Danimarca, la Svezia e l’Inghilterra” che fanno parte dell’UE ma non hanno adottato l’euro, come brillantemente esposto da quei geni incompresi della Lega Nord http://www.bastaeuro.org/docs/bastaeuro_comeusciredaincubo.pdf (pagina 6 del documento).
In primis bisognerebbe loro spiegare che il Regno Unito, non la sola Inghilterra, ha aderito all’UE senza introdurre l’Euro, in secondo luogo poi le due cose sono assolutamente incomparabili. Al momento della firma per l’ingresso nell’UE, questi tre Paesi hanno adottato il cosiddetto opt-out, ovvero la rinuncia ad una o più regole decise dall’Unione stessa. In questo caso hanno rinunciato ad utilizzare l’Euro come valuta nazionale. Al momento della sua firma invece, l’Italia ha rinunciato a questo diritto, assorbendo quindi tutte le regole imposte dall’UE, Euro incluso. Non essendo poi stata creata una norma che desse la possibilità ad un paese membro di abbandonare una di queste regole, in questo caso l’adozione dell’Euro, senza però rinunciare alle altre, per abbandonare la regola della moneta unica bisogna quindi abbandonare tutte le altre regole http://it.wikipedia.org/wiki/Opt-out_nell%27Unione_europea.
 
Cosa dovrebbe però materialmente fare il governo italiano per uscire dall’UE? (Da questo momento, ove necessario, non scriverò più “uscire dall’Euro” in virtù di quanto esposto prima).
FONTE: http://www.ilpost.it/2015/01/22/come-uscire-euro

Nello stesso articolo a pagina 44 dei Trattati Europei sopra linkati, si legge che il Paese membro dovrebbe comunicare tale intenzione al Consiglio Europeo, col quale concorderebbe le modalità di tale recesso. Tale decisione dovrebbe poi essere approvata dallo stesso Consiglio a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento Europeo. Dal momento dell’entrata in vigore di tale accordo, i Trattati smetterebbero di essere applicati nel Paese interessato o, in mancanza di un accordo, due anni dopo la notifica di tale decisione.
Se l’Italia volesse quindi uscire dall’UE, dovrebbe mettere in conto una trattativa che potrebbe protrarsi anche per due o più anni, con conseguenze disastrose. Pensate ad esempio a coloro che hanno investito nel nostro Paese. In seguito alla sola comunicazione di una nostra volontà a uscire dall’UE, essi potrebbe vedere la cosa come un pericolo per i loro investimenti, in quanto la nostra futura moneta potrebbe svalutarsi pesantemente, le nostre industrie potrebbe perdere numerosi accordi con altri Stati membri o potremmo attraversare periodi di inflazione o super-inflazione. Miliardi di euro uscirebbero dal nostro Paese, per essere trasferiti su altre economie che aumenterebbero così il gap tra loro e noi e tutto questo in seguito alla sola comunicazione, senza essere materialmente usciti dall’UE. I trattati prevedono che il Paese richiedente possa cambiare idea e ritirare la richiesta, ma non è detto che questo annullerebbe le conseguenze di cui prima.
Diciamo però che l’Italia tiri fuori le palle, se ne sbatta altamente di quei froci dell’UE e voglia abbandonare quel cazzo di Euro di merda senza uscire dall’UE. Nessun altro Paese potrebbe impedirglielo ma, non essendoci una procedura in merito, andrebbe creata per l’occasione.
Le strade percorribili sono tre:
- una revisione unilaterale di una parte dei Trattati (possibilità prevista dai Trattati stessi), decisa dal governo e dal Parlamento;
- un recesso secondo il diritto internazionale, anche questo deciso e votato da governo e Parlamento;
- un referendum, nei Paesi in cui si possono fare referendum su questo tema.
I primi due punti credo siano molto complicati da elaborare e dal quale trarre una conclusione definitiva, soprattutto per me che non ne ho le competenze. Ma sul terzo punto, preparatevi a rimanere a bocca aperta :O
Senza girarci troppo attorno, in Italia non è possibile attuare un referendum sulla questione. E non sono io a dirlo, ma la nostra Costituzione https://www.senato.it/1025?sezione=127&articolo_numero_articolo=75 Cito: “Non è ammesso il referendum […] di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. I cittadini quindi non possono decidere da sé di abbandonare l’Euro, senza eccezione alcuna. Si potrebbe ammettere un referendum consultivo sull’argomento, che però non sarebbe vincolante per le Camere, dato che si tratterebbe per l’appunto di un mero consulto.
Nonostante questo, alcuni sostengono che è possibile attuare un referendum costituzionale http://www.beppegrillo.it/fuoridalleuro/come-uscire-euro/come-si-fa.html, in modo da modificare la Costituzione con una legge ad hoc. Ma come ho scritto prima, la cosa non è costituzionalmente possibile.
In sostanza quindi la decisione spetterebbe al Parlamento, i cittadini non avrebbero voce in capitolo.
DITTATURA!!!1!!!111!!!!! KASTADI MERDA!!!11!! SERVI DELLE BANKE VAFFANKULO MERKEL!!!!!!!!!1
I cittadini privati della possibilità di decidere della loro vita? In alcuni casi, in questo caso, la mancanza di democrazia è un bene!
Chiedi al muratore cosa ne pensa dell’uscita dall’Euro? Lui ti risponderebbe basandosi sul fatto che il prezzo del cemento è aumentato da quando c’è l’Euro.
Lo chiedi al medico che è laureato? Ma il medico è per l’appunto laureato in medicina, non in politica monetaria.
Lo chiedi al capo ultrà mentre sorseggia la sua Peroni al bar? No, seriamente: lo chiederesti a lui?
Quando votiamo, stiamo delegando qualcun altro più competente di noi a prendere decisioni sul quale noi non abbiamo le conoscenze necessarie, mettiamocelo in testa. Se poi votiamo le persone sbagliate, cazzi nostri!

Si giunge infine all’ultimo quesito, forse quello più importante e fondamentale: uscire dall’Euro sarebbe più un bene o un male?
Parere mio, l’argomento è talmente complesso e tecnico,  che a volte ci si dovrebbe basare su ipotesi e previsioni a cui neanche un esperto in materia potrebbe rispondere correttamente al 100%. La risposta corretta sarebbe quindi “non si può sapere con certezza” ma, come ho esposto precedentemente, si verificherebbero per certo diverse conseguenze negative. Purtroppo non sarebbero le uniche…
Una volta che il Governo annuncia la sua volontà di uscire dall’Euro, tutti i cittadini correrebbero in banca per ritirare i propri soldi, per paura di una eventuale svalutazione della nuova moneta. Le banche rimarrebbero senza soldi e collasserebbero e la sostituzione materiale dell’Euro con la nuova valuta diventerebbe molto più complessa e costosa. Chi riuscisse a ritirare i propri capitali in tempo li trasferirebbe poi all’estero, per paura di vederli convertire in una valuta più debole. Nel nostro Paese quindi girerebbero meno soldi con beneficio invece di un’altra economia.
Per attuare il più velocemente possibile questo cambio, le banche dovrebbero quindi congelare i conti correnti per tutto il periodo necessario all’operazione, che come detto prima potrebbe durare anche due anni. Vallo quindi a spiegare al cittadino che per tutto questo tempo non potrebbe utilizzare i suoi soldi, o comunque parte di essi.
Un’eventuale svalutazione della nuova valuta, che ad esempio si chiamerebbe di nuovo Lira, porterebbe ad avere un vantaggio nelle esportazioni rispetto agli altri concorrenti, in quanto i nostri prodotti sarebbero per l’appunto meno costosi. Ma ciò si tradurrebbe in un danno dal punto di vista delle importazioni, in quanto avremo sempre bisogno di più Lire per acquistare la stessa quantità di prodotto estero.  Parlando ad esempio di energia, l’Italia importa l’81,3% del suo fabbisogno http://www.eunews.it/2013/02/14/italia-paese-a-dipendenza-energetica-importa-l81-del-suo-fabbisogno/4865, capite da soli che la cosa si tradurrebbe in un dramma epocale per chiunque. In generale poi ci vorranno più Lire per pagare qualsiasi debito abbiamo precedentemente contratto in Euro, in quanto il valore di quest’ultimo rimarrebbe stabile al contrario della Lira, che appunto scenderebbe. Una volta ho letto su una pagina web, l’ho cercata ma purtroppo non l’ho trovata, che una possibile soluzione sarebbe questa:  “Salve creditori europei, questa è l’Italia che vi parla. La nostra nuova valuta è la Lira e con questa pagheremo i nostri debiti. Non accettate Lire perché per voi non valgono niente? Prendetela in quel posto, non pagheremo più i nostri debiti allora, problemi vostri.”
“Salve Italia, questa è l’Europa che ti parla. Da oggi considerati esclusa da qualsiasi affare con i Paesi membri dell’UE. Ma tranquillo, il Mozambico è ancora disponibile.”
La svalutazione di una moneta potrebbe poi portare ad un aumento dell’inflazione del Paese che la emette, con conseguente perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie e delle imprese. Quest’ultime perderebbero competitività nei mercati esteri, non riuscirebbero più ad accedere ai finanziamenti e chiuderebbero battenti una dietro l’altra. In quel caso non le salverebbero neanche il fondo microcredito del M5S (risate di sottofondo).

In chiusura quindi, uscire dall’Euro sarebbe un suicidio. Non ho di proposito voluto scrivere “un rischio” perché mettere 2 fisso Inter-Cagliari lo considererei un rischio. Svalutare la propria moneta e uscire da qualsiasi mercato estero io lo considero un suicidio!
Spero quindi abbiate capito che l’Euro non è la sola causa della crisi nel nostro Paese. Rimanere però all’interno dell’Ue potrebbe attenuarla.
Prima di pensare dunque a menate del genere, bisognerebbe investire in riforme strutturali, investire nei settori che porterebbero un ritorno economico e finanziario, investire nelle Università.
La parola d’ordine è dunque investire.
Investire in Euro!